Rupnik scagionato, le vittime censurate e ridicolizzate

Coordinamento contro gli abusi sessuali nel clero

Rupnik scagionato, le vittime censurate e ridicolizzate

«In seno al Centro Aletti è presente una vita comunitaria sana e priva di particolari criticità»; «i membri del Centro Aletti, benché amareggiati dalle accuse pervenute e dalle modalità con cui sono state gestite, hanno scelto di mantenere il silenzio – nonostante la veemenza dei media – per custodire il cuore e non rivendicare una qualche irreprensibilità con cui ergersi a giudici degli altri»; «il Visitatore ha doverosamente esaminato anche le principali accuse che sono state mosse al p. Rupnik, soprattutto quella che ha portato alla richiesta di scomunica. In base al copioso materiale documentario studiato, il Visitatore ha potuto riscontrare e ha quindi segnalato procedure gravemente anomale il cui esame ha generato fondati dubbi anche sulla stessa richiesta di scomunica. In considerazione della gravità di tali riscontri, il Cardinale Vicario ha rimesso la relazione alle Autorità competenti».

Questi i punti salienti del comunicato emesso il 18 settembre dal vicariato di Roma in merito all’esito della visita canonica al Centro Aletti di p. Marko Ivan Rupnik, l’ex gesuita accusato da almeno 15 donne per abusi sessuali.  Nel 2020, era incorso  in una scomunica latae sententiae comminata dal Dicastero per la Dottrina della Fede per aver assolto in confessione una donna con cui aveva avuto un rapporto sessuale. La scomunica era stata revocata poco dopo, dallo stesso Dicastero o da papa Francesco. Il 14 luglio di quest’anno, un decreto di dimissione dalla Compagnia di Gesù firmato dal Padre Generale lo ha espulso dall’Ordine.

Qui la lettera aperta di alcune sopravvissute agli abusi di p. Marko Rupnik dopo la diffusione del comunicato.

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Al Santo Padre papa Francesco

Al Cardinal vicario De Donatis

Al cardinal Matteo Zuppi, presidente della CEI

Al Cardinal João Braz de Aviz

I fatti e i comunicati che si sono susseguiti in questi ultimi giorni – l’udienza privata, resa poi pubblica attraverso immagini apparse in rete, concessa dal papa a Maria Campatelli, ex religiosa della Comunità Loyola e attuale presidente del Centro Aletti; e il comunicato diffuso oggi con il report conclusivo della visita canonica realizzata alla comunità del Centro Aletti – ci lasciano senza parole, senza più voce per gridare il nostro sconcerto, il nostro scandalo.

In questi due avvenimenti non casuali, anche nella loro successione nel tempo, riconosciamo che alla chiesa non interessa nulla delle vittime e di chi chiede giustizia; e che la “tolleranza zero sugli abusi nella chiesa” è stata solo una campagna pubblicitaria, a cui hanno invece fatto seguito solo azioni spesso occulte, che hanno invece sostenuto e coperto gli autori di abusi.

Ci fanno pensare che la retorica che abbiamo visto in scena a Lisbona durante luglio e agosto scorsi è una parola vuota (“Tutti, tutti, tutti sono accolti nella chiesa!”), perché alla fine non c’è posto in questa chiesa per chi ricorda verità scomode.

Non abbiamo altre parole, perché tutta la sofferenza delle vittime l’abbiamo esposta come una ferita aperta, e certo disgustosa…. E le vittime sono perciò state censurate per non essere state discrete, ma aver esposto qualcosa di ripugnante: il loro dolore, la manipolazione di chi le ha circuite in nome di Cristo, dell’amore spirituale, della Trinità. Hanno esposto il loro dolore perché la manipolazione e gli abusi ne hanno ferito per sempre la dignità.

Tutto quello che hanno ricevuto e continuano a ricevere è solo silenzio. Soprattutto le vittime dell’abuso di potere da parte di Ivanka Hosta (che per trent’anni ha coperto le nefandezze di Rupnik, ed ha ridotto in schiavitù spirituale coloro che si opponevano ai suoi disegni di rivincita) aspettano una risposta definitiva, chiara, materna da più di un anno. Ma hanno solo ricevuto silenzio.  E con questa relazione oggi pubblicata, che scagiona da ogni responsabilità Rupnik ridicolizza il dolore delle vittime, ma anche di tutta la chiesa, mortalmente ferita da tanta tracotanza ostentata. 

Quel colloquio concesso dal papa a Campatelli, in un clima così familiare è stato sbattuto in faccia alle vittime (queste e tutte le vittime di abusi); un incontro che il papa ha negato loro. Non ha mai neppure dato risposta a quattro lettere di altrettante religiose ed ex religiose della Comunità Loyola che gliele avevano fatte recapitare nel luglio del 2021.

Le vittime sono lasciate nel grido afono di un nuovo abuso.

Fabrizia Raguso, docente associata di Psicologia, Universidade Católica Portuguesa di Braga

Mira Stare, Dr. Theol. Universität Innsbruck

Gloria Branciani, Licenza in Filosofia

Vida Bernard, Licenza in Teologia

Mirjam Kovac, Dottorato in Diritto canonico

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Adesioni in aggiornamento

Clelia Degli Esposti

Elisabetta Moccia

Marzia Benazzi (Oivd – Laboratorio Re-in-surrezione)

Maria Rosa Filippone

Agnès Thery

Paola Cavallari

Laura Verrani (baccellierato in teologia)

Maria Caterina Cifatte (Oivd)

Marzia Cattaneo

Carlo Contatore

Margherita Bani

Nicla Scatizzi

Ludovica Eugenio – Adista

Stefania Manganelli

Laboratorio Reinsurrezione (Osservatorio Interreligioso sulle violenze contro le donne, Donne per la Chiesa, Organizzazione ex focolari)

Marida Nicolaci

Pierelisa Rizzo – giornalista

Tommaso Scavuzzo

Francesco Zanardi – Rete L’Abuso

Beppe Pavan – Cdb Italia

Comunità di base italiane

Luigi Bassis

Daniel Denis (France)

Marco Siino

Doretta Baccarini

Giuseppe Cingolani

Piera Baldelli

Emanuela Provera

Renata Patti (ex membro interno del Movimento dei Focolari)

Michelangelo Ventura – Noi siamo Chiesa

Luigi Bonometti

Paola Mariani

Martina Castagna – Genova

Gianfilippo Manconi

Guido Licastro – Oref – Genova

Giulia Lo Porto

Liliana Lipone

Pietro Rabitti

Fabio Nones

Maria Cavagna

Mario Castellana – Unisalento

Carla Miglioli

P. Giovanni Belloni – Milano

Suor Gabriella Mian

Don Roberto Falconi – diocesi di Bergamo

Raffaele Noto

Maurizio Portaluri – Manifesto4ottobre

Andrea Giovanna Clerici

Luchina Branciani

P. Janez Cerar, Instituto DOVOLJ.JE, Slovenia

Federica Bettonte

Francesca Macca

Guia Sambonet

Giovanni Marcolini

Filippo Piscopo – Documentary Filmmaker

J.M. Pereira de Almeida – Vice-Rettore UNIVERSIDADE CATÓLICA PORTUGUESA

Regina Heyder, Dr. theol.

Jožica Zupančič, Dottorato in Missiologia, membro della comunità Loyola

Lorena Luciano – Film director/Editor

Paola Alberini

Virginia Isingrini

Arianna Fogar

Paola Diana

Michela Moretti – Gorizia

Maria Turri

Anna Lattuca

Elisabetta Tofful – Gorizia

Alessandra Monachese

Avv. Chiara Bernardi – Bologna

Maria Donata

Cristina Stolli – Capriva del Friuli

Domenica Di Vincenzo

Giorgio Iuculano

Giuseppina Perrucci

Marisa Marmaioli – Firenze

Anton Bolé

Majda Bratina

Silvia Klajnšek

Dalidá Gianmaria

Ivan Hočevar

Don Andrea Albertin

Sofia Acquaderni

Elisabetta Damianis
Nicola Cernigoi – Trieste
Daria Kogoi
Mitzi Mari
don Romano Martinelli
Chiara Da Giau – Porcia
Andrea Beltrami – Gorizia

 

 

44 Responses

  1. Majda ha detto:

    Non è possibile ignorare così il dolore di tante vittime, non è accettabile il silenzio di chi ha abusato, non è accettabile l’abbandono delle vittime da parte della Chiesa che in tal modo contraddice il suo ruolo di stare dalla parte dei deboli. È una grande amarezza vedere il potere vincere sulla carità.
    “In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Mt 25, 40

    • Chiara Sibona ha detto:

      Non è possibile ignorare il grido delle tante vittime, ci vuole giust!zia!

    • Chiara Sibona ha detto:

      Non ignorate il grido di dolore delle vittime, vogliamo giustizia!!

  2. Agnese ha detto:

    È sconcertante assistere a un simile novero di menzogne: lo posso affermare con franchezza da famigliare di una delle vittime ed essendo stata coinvolta la nostra stessa famiglia in tale vicenda di violenza e manipolazione. È giunta l’ora che luce sia fatta per sollevare il velo pesante di un potere ipocrita e oscuro, che niente ha a che spartire con il Bene né ha a cuore la vera dignità, il rispetto e la libertà, che a ogni essere vivente vanno autenticamente riconosciuti. Impressionante il silenzio sprezzante e tombale del responsabile. Ogni uomo è aperto in quanto tale all’Universo: simili dinamiche di morte e prevaricazione niente hanno a che vedere con la gioia liberante di Gesù.

  3. Giuseppe Cingolani ha detto:

    Conosco bene il famoso e influente artista e sacerdote Marko Rupnik: molti degli abusi di cui è accusato si sono svolti quando era nella mia città, a Gorizia.
    E conosco bene alcune delle persone che lo hanno denunciato in quanto sue vittime, come Gloria Branciani, una persona di una sensibilità umana meravigliosa, che ha ritrovato la serenità dopo l’immenso dolore per gli abusi durati anni.
    I gesuiti hanno ritenuto “molto alto” il grado di credibilità delle accuse, e a giugno hanno espulso Rupnik dall’ordine religioso, dopo che si era ripetutamente rifiutato di presentarsi davanti alla commissione istituita per fare verità. Padre Verschueren, suo ex superiore, ha scritto riguardo a Rupnik: “non posso che rammaricarmi grandemente di questa insistente e pervicace incapacità di confrontarsi con la voce di tante persone che si sono sentite offese e umiliate dai suoi comportamenti”.
    Ora la Diocesi di Roma esce elogiando l’opera di Rupnik, e ignora del tutto il dolore di chi ha avuto la forza di denunciare. È ora che la Chiesa di Roma prenda le parti di chi è più debole, delle vittime, e non dei potenti

    • Sandra ha detto:

      Difficile per una donna vittima di abusi avere giustizia in Italia. Ma nella Chiesa sembra impossibile. In questa vicenda raccapricciante colpisce l’uso del silenzio: le vittime zittite, le loro denunce insabbiate, nascoste, fatte sparire. Il silenzio del centro Aletti elogiato come segno di fede; il silenzio dell’abusatore, che non ha mai risposto alle accuse evitando anche di presentarsi al team referente, passa in secondo piano. E soprattutto il silenzio della Chiesa, che continua a negare verità e giustizia. Si preferisce agire nell’ ombra, sotto traccia: nessuna trasparenza, nessun giudizio, nessuna parola di verità (neppure la scomunica, il giudizio più grave: prima taciuta, poi tolta, ora messa in dubbio).

  4. Chiara Sibona ha detto:

    Non è possibile ignorare il grido delle tante vittime, ci vuole giust!zia!

  5. […] The letter was signed by Fabrizia Raguso and other former sisters of the Loyola Community, a Slovenian community co-founded by Rupnik and Sister Ivanka Hosta. The letter was posted to the website Italy Church Too, an online platform for victims of clerical abuse. […]

  6. […] The letter was signed by Fabrizia Raguso and other former sisters of the Loyola Community, a Slovenian community co-founded by Rupnik and Sister Ivanka Hosta. The letter was posted to the website Italy Church Too, an online platform for victims of clerical abuse. […]

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  8. […] The letter was signed by Fabrizia Raguso and other former sisters of the Loyola Community, a Slovenian community co-founded by Rupnik and Sister Ivanka Hosta. The letter was posted to the website Italy Church Too, an online platform for victims of clerical abuse. […]

  9. Mirjam Kovac ha detto:

    Il nostro sembra un grido nel deserto. Nel deserto vuoto in cui la voce si disperde tra le dune, senza arrivare alle orecchie degli uomini. È veramente così scandaloso chiedere di essere ascoltati? È veramente esagerato sperare di essere creduti dopo la condivisione della propria esperienza?
    Dopo 30 anni di silenzio e dopo aver ricevuto la richiesta di testimoniare sui fatti accaduti, il non aver ricevuto nessuna risposta, seppure promessa, ha aumentato il dolore, non solo delle persone coinvolte direttamente ma anche di quelle che le sono state vicine. Il nostro intento non è di creare divisioni o di distruggere, ma di contribuire alla creazione di uno spazio in cui possa crescere l’armonia, questo è però possibile solo se si riconosce la verità.

  10. […] The letter was signed by Fabrizia Raguso and other former sisters of the Loyola Community, a Slovenian community co-founded by Rupnik and Sister Ivanka Hosta. The letter was posted to the website Italy Church Too, an online platform for victims of clerical abuse. […]

  11. […] The letter was signed by Fabrizia Raguso and other former sisters of the Loyola Community, a Slovenian community co-founded by Rupnik and Sister Ivanka Hosta. The letter was posted to the website Italy Church Too, an online platform for victims of clerical abuse. […]

  12. Renata ha detto:

    Buona sera ho letto TUTTO: è devastante ! UNO SCANDALO.
    Un amico mi ha inviato questa testimonianza devastante ma molto preziosa oggi e non posso non condividerlo proprio qui:
    https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0MCPiSmmpfEqq3dTaUbPbtTHxX1p8BSugdDyAZTLLqwCDdR6DfkTwZCJZrYiNQQSpl&id=1315205815 Spero non abbiate difficoltà con la traduzione di tutto il post. Sottolineo questa parte:
    traduzione Google:
    “…di seguito il commento-testimonial del gesuita polacco Przemek Wysoglad SJ che ha trascorso per un anno intero nel Centro Aletti fondato da Rupnik, che conosco da 14 anni e credo alle sue parole e condivido la sua opinione e la sua indignazione;
    “Normalmente non condivido o commento cose come questa, ma questa situazione è scandalo …La diocesi romana, guidata dall’allievo di Rupnik fa una visita che si conclude con la conclusione – inaspettata! – che non ci sono state violazioni, ed esattamente la scomunica è stata imposta al fondatore del Centro Aletti in modo sospetto. Qualsiasi cosa significhi. Se fossero stati preoccupati per la verità, sarebbe stata creata una commissione indipendente il cui lavoro sarebbe durato probabilmente più di qualche incontro di qualche nonno pollo al Centro Aletti, che probabilmente è arrivato lì con un verdetto prestabilito. Probabilmente ha mangiato qualcosa di delizioso (e lì la cucina è eccezionalmente buona), ha bevuto del buon vino(e il “guru” si assicura che la cantina sia ben fornita). E’ uno sputo in faccia alle vittime e una violazione della fiducia nella Compagnia di Gesù, la cui leadership ha chiaramente esortato Rupnik ad essere obbediente e sottomesso, o almeno trasparente.

    Ho trascorso un anno al Centro Aletti, dove ho vissuto contini abusi psicologici e umiliazioni da parte di un padre-direttore, narcisista, che girava intorno e che mi ha ripetutamente definito pubblicamente un “gesuita di plastica”. Sono tornato da lì distrutto. Mi stupisce che tante delle persone meravigliose che ho incontrato lì si siano alzate per proteggere questo sistema settario. Spero solo che l’affetto di Papa Francesco per lei sia spiegato solo con i suoi consiglieri cattivi (o cattivissimi) Altrimenti non posso spiegare il fatto che si sia incontrato in un clima estremamente piacevole con l’attuale direttore del Centro Aletti, rafforzando così questa “purificazione” da ogni colpa.
    Ringrazio Dio e i miei capi specialmente l’allora Provinciale per avermi salvato da lì.”

    Il mio sostegno va a tutte le vere vittime di questa situazione che hanno “gridato” la loro testimonianza in vari modi e alle quali è negata giustizia !!!

  13. […] The letter was signed by Fabrizia Raguso and other former sisters of the Loyola Community, a Slovenian community co-founded by Rupnik and Sister Ivanka Hosta. The letter was posted to the website Italy Church Too, an online platform for victims of clerical abuse. […]

  14. […] The letter was signed by Fabrizia Raguso and other former sisters of the Loyola Community, a Slovenian community co-founded by Rupnik and Sister Ivanka Hosta. The letter was posted to the website Italy Church Too, an online platform for victims of clerical abuse. […]

  15. […] Lettera indirizzata da alcune vittime degli abusi di Rupnik ai vertici della Chiesa universale e italiana a seguito del report della diocesi di Roma. La lettera è stata pubblicata dal sito Italy Church Too in data 19 settembre 2023 (cf. qui). […]

  16. […] «Las víctimas se quedan en el grito afónico de nuevos abusos», finaliza la carta abierta, que, por su indudable interés, reproducimos a continuación.  (Traducción propia, original de Italy Church Too) […]

  17. […] La  carta  fue firmada por Fabrizia Raguso y otras ex hermanas de la Comunidad de Loyola, una comunidad eslovena cofundada por Rupnik y la hermana Ivanka Hosta. La carta fue publicada en el sitio web Italy Church Too, una plataforma en línea para víctimas de abuso clerical. […]

  18. Maria ha detto:

    Semplicemente orribile e scandaloso! Cosa dice Gesù riguardo agli scandali: “una macina al collo e gettare nel mare”! Perché la Chiesa, cominciando da chi ha voce e potere, non se lo ricorda? Perché ha paura da fare emergere la verità (nella carità) e stare dalla parte di chi soffre una sofferenza indicibile?

  19. […] a letter to Pope Francis published Tuesday, former nuns of the Loyola Community said they were “left […]

  20. […] letter was signed by Fabrizia Raguso and other former sisters of the Loyola Community, a Slovenian […]

  21. […] (20/09/2023 11:42, Gaudium Press) El site Italy Church Too,  bajo el título “Rupnik exonerado, las víctimas censuradas y ridiculizadas”, ha publicado […]

  22. Luigi Corvaglia ha detto:

    Sconcertante decisione che dimostra, una volta per tutte, che nella Chiesa l’ipocrisia domina incontrastata.

  23. Renata PATTI ha detto:

    Dear Renata,

    angered at the whole Rupnik debacle.
    His Holiness Pope Francis and the Vicariato di Roma are waffling in a cowardly manner when it comes to punishing predators and supporting survivors. Zero tolerance for offenders is just not happening despite all the lip service; victims are not being heard and their needs are ignored. When I take a longer view at the whole problem of clerical abuse and the plight of victims, it is clear that the only person in the whole Catholic Hierarchy who understands this tragedy is Bishop Charles Scicluna, one among thousands. Other Catholic ministers are more concerned about protecting, not the victims, but the image of the Roman Catholic Church. They are simply party members who toe the party line. This policy is counter-productive, as it simply reinforces the public’s conviction that the Catholic Church is just one more multi-national company, bereft of moral authority.
    J.Paul Lennon, MA, STL

    http://www.regainnetwork.org

    traduzione con l’accordo dell’autore:
    “…
    Naturalmente, sono molto deluso e persino arrabbiato per l’intera vicenda di Rupnik.
    Sua Santità Papa Francesco e il Vicariato di Roma
    stanno tentennando in modo vigliacco quando si tratta di
    punire i predatori e sostenere i sopravvissuti. La tolleranza zero per i colpevoli non è in atto, nonostante tutte le dichiarazioni di circostanza; le vittime non vengono ascoltate e i loro bisogni vengono ignorati. Se considero più a fondo l’intero problema dell’abuso clericale e della condizione delle vittime, è chiaro che l’unica persona dell’intera gerarchia cattolica che comprende questa tragedia è il vescovo Charles Scicluna.
    Il vescovo Charles Scicluna, uno tra migliaia di persone.
    Gli altri ministri cattolici sono più preoccupati di proteggere, non le vittime, ma l’immagine della Chiesa cattolica romana. Sono semplicemente membri di un partito che seguono la linea del partito. Questa politica è
    controproducente, in quanto non fa altro che rafforzare la convinzione dell’opinione pubblica che la Chiesa cattolica sia solo un’altra
    multinazionale, priva di autorità morale.

    J.Paul Lennon, MA, STL

    http://www.reginnetwork.org

  24. Renata PATTI ha detto:

    https://lanuovabq.it/it/dal-vicariato-di-roma-uno-schiaffo-alle-vittime-di-rupnik

    Remarcable !!!
    Grazie a Luisella Scrosati

  25. […] Ivanka han decidido expresar públicamente su conmoción. Llegamos a la primera firmante de la Carta Abierta , Fabrizia Raguso, Profesora Asociada de Psicología de la Universidad Católica Portuguesa, CR […]

  26. Renata PATTI ha detto:

    Quando si legge questa lettera firmata da vittime ancora oggi ABUSATE concludo che LA VITA INSEGNA MA NOI NON VOGLIAMO IMPARARE.
    Ho ricordato lo scandalo del 2019 e penso che sia eloquente rimemorarlo oggi proprio qui :

    https://youtu.be/eT_d40VHCXk?feature=shared

  27. […] led several of Rupnik’s accusers to publish an open letter saying that the report from the Rome vicariate, coupled with the private audience that Pope Francis […]

  28. […] The letter was signed by Fabrizia Raguso and other former sisters of the Loyola Community, a Slovenian community co-founded by Rupnik and Sister Ivanka Hosta. The letter was posted to the website Italy Church Too, an online platform for victims of clerical abuse. […]

  29. […] an open letter published Sept. 19, former members of the Loyola Community said they were “left speechless” by […]

  30. […] an open letter published Sept. 19, former members of the Loyola Community said they were “left speechless” by […]

  31. […] an open letter published Sept. 19, former members of the Loyola Community said they were “left speechless” by […]

  32. […] an open letter published Sept. 19, former members of the Loyola Community said they were “left speechless” by […]

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  38. […] an open letter published Sept. 19, former members of the Loyola Community said they were “left speechless” by […]

  39. Gloria ha detto:

    In tanti in questo periodo mi chiedono come mi sento, come sto vivendo l’attesa di avere una risposta dalla Chiesa riguardo la triste vicenda di Rupnik, l’attesa che tutto il mio dolore di tanti anni venga posto, com’è giusto, al di sopra della visibilità, protetta e garantita, del mio abusatore. Mio e di tante altre giovani donne e religiose di cui sono a conoscenza.
    È un tempo di attesa che verità e giustizia avanzino mostrando nuove strade di consapevolezza da seguire dando voce e sostegno a chi, come me, ha nuovamente affidato alla Chiesa il proprio tragico vissuto.
    Come mi sento? Il mio sentire è cambiato e si è sviluppato in questi ultimi due anni: dalla fiducia tradita, dopo la mia testimonianza, in un silenzio che non può trovare in nessun modo una giustificazione.
    Mi è stato chiesto di ripensare all’abuso, all’umiliazione subiti da chi, in nome di Cristo, ha manipolato la mia coscienza e calpestato la mia dignità nel corpo, nell’anima e nello spirito e poi ancora nuovamente di ritornare nell’ombra senza nessun diritto all’esistenza.
    Come mi sento? Bene: ho perdonato Rupnik tanti anni fa, in me non ci sono né rabbia né voglia di rivalsa alcuna, mi sono ritrovata amata nelle mani del mio Creatore e Padre di tutti, ho scelto per me il bene, ho scelto di custodire il cuore nell’amore e non sarà certo questa nuova ingiustizia subita a cambiarmi.
    Mi ricordo le parole che ho scritto ad una persona a me cara:”Ci vorrebbe il coraggio di essere Chiesa per aiutare Rupnik a farsi carico delle sue responsabilità “.
    Il coraggio di essere Chiesa per rispondere alla luce del sole alle tante persone ferite che aspettano giustizia.

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